Oggi facciamo due delle mie cose preferite, parlare di libri e stilare classifiche: ecco quindi i libri del 2019 che ho più amato
È giunto quel momento in cui si tirano le somme: la fine dell’anno. Che orrore, vero? Infatti io tiro le somme solo sui libri che ho letto, riflettendo con attenzione su quelli che ho apprezzato o detestato (così mi distraggo dal pensare a tutti i risultati che non ho raggiunto, ai buoni propositi mancati, ai rimpianti, al tempo che passa, e va bene la smetto). Da questa analisi estremamente ponderata nasce la mia classifica sui migliori libri del 2019 (piccolo disclaimer: non sono per forza libri usciti quest’anno)!
Libri 2019: libri sulle donne
Gilgi, una di noi
Il primissimo libro che ho letto quest’anno è stato Gilgi, una di noi. Perché ‘sta Gilgi sarebbe una di noi? Perché poverina si fa intortare da un Cretino, e non ditemi che non vi è mai capitato nella vita perché non ci credo. E tu stai lì per tutto il libro a dire “Gilgi, che cazzo fai?”, come se lo dicessi a una tua amica a cui vuoi bene, e infatti impari a voler bene anche a Gilgi e a immedesimarti in lei, nonostante sia una ragazza tedesca degli anni ’30. E il bello, o il brutto, è che lei, prima del Cretino, è una ragazza così indipendente, attiva, una formica proprio come quella della favola di Esopo. E poi arriva il Cretino e succede un patatrac.
Che poi sembra una metafora di quello che sarebbe accaduto alla Germania di lì a qualche anno: Gilgi, una di noi esce nel 1931, e descrive tutti questi tedeschi e tedesche che saltano sui tram e si sforzano di essere operosi e concreti, andare al lavoro la mattina e godersi la vita la sera. Solo che c’era una miccia pronta a esplodere, forse lo sentivano nell’aria, fatto sta non hanno evitato di farla esplodere. E Gilgi, riesce a evitare di far esplodere la sua, di miccia? Non vi resta che leggere il libro per scoprirlo. Che, per inciso, è proprio bello. Triste, ma bello.
Manuale per ragazze rivoluzionarie
Per non cadere negli errori di Gilgi, vi consiglio di leggere Manuale per ragazze rivoluzionarie, di cui avevo già parlato qui. È un libro di e sul femminismo, indicato anche per chi è alle prime armi e vuole avvicinarcisi. Io invece l’ho letto da femminista veterana (ma sentitemi, parlo come se avessi 60 anni), ma ho trovato comunque utile confrontarmi con qualcuno che ha sperimentato delle vicende simili alle mie e a cui magari faticavo a dare un nome.
Mi è servito quindi a ripassare, a mettere a fuoco, il che non fa mai male. Il femminismo, dopotutto, non è un dogma fisso e immutabile, e bisogna essere aggiornate perché il patriarcato non va preso sottogamba, quello muta forme, è infido, camaleontico, difficile da inquadrare ma sempre viscido, un po’ come i Mollicci in Harry Potter.
Manhattan Beach
Un altro libro che parla di donne, ma in particolare di una sola, è Manhattan Beach. L’autrice si chiama Jennifer Egan e la amo alla follia, anche se Manhattan Beach non è all’altezza degli altri suoi libri precedenti. Tuttavia la Egan possiede sempre uno stile di scrittura magnetico, e stavolta lo usa per parlare di Anna, una ragazza che vuole fare la palombara negli anni ’40 a New York. Ci credete che mi è venuta voglia di fare la palombara, leggendo le descrizioni di quella filibustiera della Egan? E se un romanzo ti fa nascere lo schiribizzo di fare un mestiere assurdo, direi che si può inserire tra i migliori libri del 2019.
L’inconfondibile tristezza della torta al limone
Con un titolo così bizzarro, non si può non dare una chance al libro. Ti fa venire subito voglia di leggerlo e scoprire perché mai la torta al limone dovrebbe essere così triste: sarà mica una di quelle torte con troppa frolla e poca crema? No, è che la protagonista del romanzo assaggia i piatti e ci avverte le emozioni di chi l’ha cucinato. E, manco a dirlo, spesso non si tratta di emozioni positive.
È un elemento narrativo piuttosto fantasioso, ma non solo: si tratta soprattutto di un’espediente che serve a parlare brillantemente di cose normalissime e che fanno parte della vita di tutti i giorni, ovvero le famiglie disfunzionali. Grazie alla versatilità della sua scrittura, questo libro di Aimee Bender ci ricorda che a volte bisogna alzare il tiro per vedere certi scenari consueti da un’angolazione diversa.
Maria Antonietta e lo scandalo della collana
Maria Antonietta ebbe un sacco di casini nella sua vita, quindi alcuni passano un po’ in sordina: è il caso dello scandalo della collana, in cui fu coinvolta suo malgrado ma che contribuì a portarla alla morte. Ne parla magistralmente Benedetta Craveri nel suo libro, che da fuori può sembrare un po’ gossipparo, ma che in realtà è un piccolo trattato storico che inquadra alla perfezione la personalità di Maria Antonietta e l’epoca in cui è vissuta. E non risulta mai noioso, anzi: magari avessi potuto studiare storia in questa maniera, al liceo.
Divino amore
Altro anno, altro romanzo di Stefania Bertola. Di fatto l’anno scorso sul blog ho parlato di suoi due libri divertentissimi, e Divino amore non è da meno, dato che fa letteralmente sganasciare. Questa volta la Bertola prende di mira il mondo del wedding planning e non risparmia nessuno: usa sempre la stessa formula, tanti personaggi eccentrici e un’ironia implacabile, ma non so come faccia ogni volta a creare comunque una storia freschissima. So solo che vorrei scrivere come lei, quindi quando leggo i suoi libri rosico sempre un po’, ma poi mi scordo tutto perché scoppio a ridere come un’idiota ogni tre per due.
La ferrovia sotterranea
La ferrovia sotterranea finisce sul podio dei libri migliori letti quest’anno. È ambientato nell’Ottocento in Georgia, ed è un racconto molto, molto vivido su cosa significava essere uno schiavo di colore a quei tempi. E peggio ancora se eri una donna come Cora, la protagonista del romanzo: talmente peggio che Cora decide di scappare dalla piantagione di cotone in cui è prigioniera, usufruendo della famosa ferrovia sotterranea.
A questo punto sto immaginando le vostre facce: ah sì? È famosa? In realtà si tratta di un’invenzione letteraria da parte dell’autore del libro, Colson Whitehead, che oltre a quello fantastico utilizza anche altri generi. Perché La ferrovia sotterranea è un romanzo allo stesso tempo realistico, politico e d’avventura. Dopo averlo letto, ci penserete a lungo.
Libri 2019: libri sugli uomini
Ho sposato un comunista
E io sto continuando a pensare anche a Ho sposato un comunista di Philip Roth, sebbene l’abbia letto lo scorso febbraio. Il fatto è che Roth riesce a descrivere le cose ridicole e importanti che caratterizzano l’umanità così bene, madonna così bene, che leggi i suoi libri e pensi quasi tutto il tempo “Ma come diamine fa a sapere tutte queste cose di me?”.
E si tratta di un libro che in teoria avrebbe poco a che fare con me, o con voi, perché parla di un attore radiofonico pubblicamente accusato di essere comunista nientepopodimeno che da sua moglie, in un’epoca in cui era meglio non ricevere accuse del genere, dato che siamo negli anni del maccartismo. O meglio, questa è la trama “superficiale” del libro, dato che al di sotto di essa serpeggiano delle correnti sotterranee tutte da scoprire.
Benevolenza cosmica
Il protagonista di Benevolenza cosmica è afflitto da una tremenda sciagura: è eccessivamente fortunato. Direte voi, mica è una tragedia! Leggete il libro e poi ne riparliamo. Che tra l’altro non sembra nemmeno un libro scritto da un autore italiano (ovvero Fabio Bacà), non solo perché è ambientato a Londra, ma perché è una girandola surrealista e picaresca che sembra partorita da un Kafka o un Pennac.
Il finale, però, presenta una risoluzione degli eventi tanto semplice quanto sorprendente. Lo consiglio a tutti gli appassionati di assurdità ma anche di cose razionali, come la statistica: quest’ultima, infatti, risulta tra le tematiche principali del romanzo.
La manutenzione dei sensi + Il guardiano della collina dei ciliegi
Se Benevolenza cosmica non lascia tregua durante la lettura, di tutt’altra pasta sono i libri di Franco Faggiani. Il suo è uno stile calmo come le montagne di cui parla ne La manutenzione dei sensi, ma non per questo manca di descrivere con precisione gli sconvolgimenti che possono marcare le nostre esistenze.
I protagonisti del libro, ovvero Leonardo, vedovo 50enne, e Martino, adolescente con la sindrome di Asperger, decidono di mettervi rimedio andando a vivere in un paesino montano. Invece nel secondo libro di Faggiani abbiamo Shizo, ex maratoneta che diventa il guardiano di una collina di ciliegi.
Quello che mi è piaciuto dei due romanzi è che Faggiani dosa con attenzione il potere salvifico del ritirarsi in luoghi lontani dalla civiltà: a volte questo genere letterario può diventare stucchevole nel suo descrivere la natura come cura a tutti i mali. Invece Faggiani ci dice sì, magari il contatto con la natura può aiutare a superare dei momenti difficili, ma tu bello ci devi mettere il tuo, e a volte può bastare e a volte no. Insomma, i suoi sono romanzi un po’ lirici e un po’ concreti: si tratta di un binomio davvero efficace.
E infine tre libri che non sapevo dove inserire
Di cosa parliamo quando parliamo d’amore
Se me lo aveste chiesto un anno fa, avrei risposto sdegnata che io non amo i racconti, proprio no. Poi ho letto Di cosa parliamo quando parliamo d’amore di Carver e ho cambiato idea. Certo, non è che abbia scoperto l’acqua calda, dato che Carver è tra gli autori di racconti più celebri al mondo, ma dopotutto non avevo neanche mai letto Harry Potter fino a un paio di anni fa (però non l’avreste mai detto da come ho usato accuratamente il paragone coi Mollicci più sopra, nevvero?).
Comunque sia, nemmeno Raymond Carver sa bene di cosa parliamo quando parliamo d’amore, non fatevi fregare dal titolo. Però è proprio questo il suo bello: il non descrivere la realtà, a volte. Far dire ai suoi personaggi che sentono sensazioni a cui non sanno dare un nome, o forse sì, o forse no. E tuttavia anche questo è essere realistici: alzi la mano chi non si sente confuso sulla sua vita almeno per un’ora al giorno. Se Roth, come scrivevo sopra, ti spiega le tue sensazioni per benino, ed è fantastico, Carver invece evoca, allude, dice e non dice, ma tu capisci comunque tutto quello che c’è da capire… e lo capisci velocemente. Insomma, grazie a lui ho fatto pace con la forma del racconto.
Il trucco c’è e si vede
Dopo averlo letto, non avrete altro libro sulla cosmesi al di fuori di questo. Scritto dalla divulgatrice scientifica Beatrice Mautino, questo saggio sfata falsi miti su creme e trucchi, dando utili suggerimenti per valutare consapevolmente l’efficacia o meno di dati prodotti. Certo, poi ho comprato comunque un correttore che conteneva alga marina (wooow) e cera d’api (wooow) perché la commessa è stata persuasiva, ma ehi sto imparando.
I russi sono matti
Un divertissement che parla di cultura e libri russi, scritto da un russofilo per eccellenza come Paolo Nori. L’ho trovato curioso, buffo e intelligente. Vi dico solo che mi ha fatto venire ancora più voglia di andare a Mosca e San Pietroburgo, dove eviterò però lo zapoj, o forse no (si tratta di un termine russo che indica lo stato di ubriachezza e il relativo hangover – ma della durata di 2 o 3 giorni, non un normale hangover all’italiana).