Oggi facciamo due delle mie cose preferite, parlare di libri e stilare classifiche: ecco quindi i libri del 2020 che ho più amato
È giunto quel momento in cui si tirano le somme: la fine dell’anno. Che orrore, vero? Infatti io tiro le somme solo sui libri che ho letto, riflettendo con attenzione su quelli che ho apprezzato o detestato (così mi distraggo dal pensare a tutti i risultati che non ho raggiunto, ai buoni propositi mancati, ai rimpianti, al tempo che passa, e va bene la smetto). Da questa analisi estremamente ponderata nasce la mia classifica sui migliori libri del 2021 (piccolo disclaimer: non sono per forza libri usciti quest’anno)!
Una storia americana
Francesco Costa did it again: è riuscito nuovamente a rendere avvincente quanto un romanzo un saggio su due figure attualmente centrali della politica internazionale: Joe Biden e Kamala Harris. Certo, le loro storie, ricche di fortune e sfortune (in particolare quella di Biden, che non manca mai di lasciarmi senza fiato ogni volta che ci penso) si prestano in maniera particolare a essere raccontate in maniera appassionante e coinvolgente, soprattutto se si pensa a che ruoli hanno raggiunto oggi. Ma la parte più interessante del libro… sono i loro errori.
Costa ce li spiega a puntino, ci mostra perché li rendono così interessanti, cosa hanno imparato i due dopo averli commessi e perché grazie a questi errori è possibile immaginare le pieghe che prenderanno le carriere presidenziali di Biden e Harris. E poi, voglio dire, se anche il presidente e la vicepresidente USA hanno commesso degli errori in passato e nonostante tutto sono arrivati dove sono oggi, c’è speranza anche per noi, vero? Sì? Sì, siamo d’accordo, ho deciso così.
I re della truffa
Se amate True Detective, le atmosfere noir, se pensate che Humphrey Bogart ne Il grande sonno sia il massimo ma sia superato costantemente da Lauren Bacall, allora I re della truffa fa per voi. Pensate, si tratta di un poliziesco uscito negli anni ’80 con protagonista una donna, V.I. Warshawski (che nome pazzesco, no?), irresistibile, in gamba, concreta e intuitiva: ovviamente si districa con grazia nel pacchetto completo dei polizieschi, sopravvivendo a un’estate appiccicosa e a gangster un tantino irritabili.
Gli uomini mi spiegano le cose
È sempre bello leggere libri come Gli uomini mi spiegano le cose, perché così puoi renderti conto che non sei pazza e non sei l’unica a pensare certe cose, e anzi ci sono una pluralità di dati, casistiche e testimonianze a supportare il fatto che alcuni uomini, spesso, abbiano un atteggiamento paternalistico nei confronti delle donne.
La raccolta di saggi di Rebecca Solnit non si ferma qui, ma parte dalle azioni maschili volte a sminuire la credibilità delle donne per fare un discorso più ampio sulle cause dei femminicidi (spoiler: non è colpa delle donne che si mettono le minigonne o scelgono uomini “sbagliati”) o sull’idea tradizionale di matrimonio. Per me un libro fondamentale per dare una struttura ai pensieri femministi.
Calypso
Come dicevo in questo post, David Sedaris è subdolo: prima ti fa ridere a crepapelle, e un minuto dopo riflette sui rapporti famigliari e ti dà delle mazzate così veritiere che devi prenderti un attimo per chiamare i tuoi genitori. Con Calypso non si smentisce, anche perché dedica parecchio spazio al rapporto con la sorella Tiffany, morta suicida, e su quello con gli altri fratelli e il padre.
Sedaris mi piace perché non si risparmia e spiattella tutti quei lati ridicoli e struggenti della sua vita, che possono essere benissimo anche i nostri, e li scrive per dirci che siamo tutt* sulla stessa barca, e un po’ per fare da “purgante umano” (scusa David, ma secondo me apprezzeresti questa definizione) e permetterci di liberarci con una risata o un bel pianto dei fardelli di cui ci carica la vita.
Lessico famigliare
Probabilmente il libro più famoso di Natalia Ginzburg: cos’altro posso aggiungere io di nuovo? Al massimo posso dire che l’idea di prendere il linguaggio della sua famiglia e costruirci su un libro che rispecchia alla perfezione l’identità di ogni figura presente è semplicemente geniale e ha fatto scuola. Chapeau.
Le solite sospette
In cerca di una lettura da ombrellone ma dignitosa? E magari anche spassosa? Eh a trovarle… ah no aspettate: c’è Le solite sospette di John Niven: dopo aver letto A volte ritorno avevo grandi aspettative sulla comicità irriverente e fuori dagli schemi di Niven, e con Le solite sospette non mi ha deluso: Susan rimane vedova e con la casa pignorata grazie al passato “particolare” del marito. Che fare? Organizzare una rapina con le proprie amiche, ovvio! Mi aspetto di vederne la trasposizione cinematografica, prima o poi.
Circe
Madeline Miller è stata proprio una furbetta: ti prende una figura nota come Circe ma le dà un background che spiega il suo essere eccentrica, vulnerabile, a volte egoista, indipendente ma allo stesso tempo in cerca di un contatto vero. Chi ci ricorda? Fleabag, esatto. A parte gli scherzi, Circe si inserisce perfettamente in un contesto, letterario, seriale e cinematografico che racconta di donne molto simili a lei, pur essendo delle millennial.
Miller ha cavalcato l’onda, e lo fa con un romanzo magnetico che non riuscivo a mettere giù: d’altronde, quando ero piccola adoravo farmi raccontare le vicissitudini di Ulisse, più che le favole. Sarebbe stato bello, però, avere sottomano già all’epoca una storia diversa, una storia come quella di Circe.
Scrittori e amanti
Scrittori e amanti non è solo uno dei miei libri preferiti, no: è il romanzo che vorrei scrivere se fossi capace di scrivere dei romanzi. Lily King ci ha messo dentro tanti elementi che mi parlano: Casey cerca di scrivere un grande libro e di trovare il suo posto nel mondo (o per trovare il suo posto nel mondo?). Nel frattempo, deve elaborare il lutto per la morte della madre, a cui era legatissima, sopravvivere a un lavoro scrauso e alla scelta tra due uomini molto diversi tra loro.
Si tratta di una piccola, grande storia. Casey non deve affrontare eventi epocali, ma situazioni che potrebbero riguardare chiunque. Deve sopravvivere alla giornata: ma quanto spesso durante le nostre giornata ci sembra di dover passare in mezzo a fila di fuochi incrociati, soprattutto nella selva di pensieri che ci affollano la testa? Casey è una di noi: non è una protagonista perfetta, e meno male, ma non puoi non fare il tifo per lei, perché vuole soltanto delle piccole vittorie semplici, come un po’ di serenità, un po’ di stabilità.
Sai che le otterrà perché hai letto migliaia di libri o visto migliaia di film con una protagonista che passa dalle stelle alle stalle, conosci i meccanismi. Ma Lily King se ne appropria e ci gioca con una leggerezza e un minimalismo invidiabili, lasciandoti alla fine con la sensazione di aver letto un libro speciale, tenero e confortante come una coperta.
L’anima della festa
Io adoro Tea Hacic-Vlahovic: la seguo dai tempi in cui aveva una rubrica irriverente su Vice, e il suo primo libro L’anima della festa prosegue su questa scia. A volte faticavo un po’ a seguirla, perché il mood della ragazza punk glamour che vive a Milano negli anni 2000 non è il mio mood: però è, appunto, un mood. In quant* possono dire di essere riuscit* a evocare e/o creare un mood, con il loro libro di esordio? Ecco, Tea invece ci è riuscita, e ci riesce costantemente anche con il suo profilo IG e il suo podcast: vi consiglio di seguire entrambi!
Biglietto blu
Un libro distopico all’anno non può mancare nella mia lista! Biglietto blu di Sophie Mackintosh è particolarmente riuscito: ambientato in un’epoca imprecisata e in una località imprecisata, ciò che al contrario è fin troppo preciso riguarda il futuro delle giovani donne presenti nel libro. All’arrivo del primo ciclo mestruale, ognuna di loro è costretta a pescare un biglietto che segna il proprio futuro: con il bianco, saranno destinate a essere madri e mogli. A chi pesca il blu invece, come succede alla protagonista Calla, i figli sono preclusi. Per sempre?
Biglietto blu ha il ritmo del thriller, incalza, non lascia scampo, è un’avventura al cardiopalma con il pericolo dietro l’angolo, costantemente. Allo stesso tempo, è molto essenziale e asciutto (forse un po’ troppo), nella migliore tradizione orwelliana.
Complotto contro l’America
Dopo la distopia, abbiamo pure l’ucronia (si capisce che sono tra i miei generi preferiti?). I libri ucronici sono quelli in cui si immagina che il corso della storia sia diverso da quello realmente accaduto: infatti in Complotto contro l’America, del mio amato Philip Roth, gli ebrei americani devono fare i conti con un presidente filonazista, l’ex aviatore Charles Lindbergh.
La storia raccontata in Complotto contro l’America è ancora più inquietante perché presenta seriamente un fondo di verità, dato che negli anni ’40 l’ascesa al potere di Lindbergh è stata evitata solo per una serie di fortunati eventi. Pertanto Roth svela quanto l’innocenza americana sia stata a rischio: e non è l’unica innocenza a esserlo, nel libro.
Infatti Complotto contro l’America rappresenta soprattutto una scusa per raccontare quel passaggio ingrato tra infanzia e adolescenza, mischiato con la scoperta scioccante che i tuoi genitori sono essere umani come te: e per di più sono esseri umani particolarmente fallibili. Il tutto raccontato con lo stile superbo di Roth, che ti mette di fronte a verità inconfutabili che sono sempre state di fronte a te, solo che ci voleva lui per illuminarle a giorno con il neon.