“Voglio poter essere Ornella Vanoni e Orietta Berti”: lo so, che razza di titolo eh? Super SEO-friendly, oltretutto. Ora mi spiego, promesso

Anche se mi ronzava in testa già da un po’, l’idea per questo post ha preso davvero forma grazie a due visioni differenti ma rivelatesi complementari.

La prima è una puntata di Techetechetè incentrata su Orietta Berti, in cui ho scoperto che Orietta ha sfornato diverse hit oltre a Finché la barca va, e che è stata spesso derisa dalla stampa per il suo aspetto salubre da contadina romagnola. Si facevano, inoltre, continui paragoni tra lei e le colleghe considerate più cool e attraenti, come Mina od Ornella Vanoni: ad esempio nella puntata hanno fatto vedere uno spezzone sgradevole dove un giornalista incalzava Orietta, chiedendole perché, secondo lei, gli uomini le preferissero Ornella Vanoni (nel mentre immaginatemi seduta sul divano a strepitare “Orietta ma sputagli in un occhio a questo!!!”).

Conclusione: avvenenza > semplicità

La seconda visione invece è quella del film Come far perdere la testa al capo, di cui parlo anche in questo post. Qui il protagonista maschile sta con una modella dipinta come noiosa e insipida. La porta a un ristorante esclusivo, gesto di cui la modella è super felice, ma il tizio non fa che sognare il momento in cui ha mangiato una pizza seduto per terra con l’altra protagonista del film, una ragazza goffa ma carina e alla mano. Ovviamente nel finale il nostro si fidanza con quest’ultima.

Conclusione: semplicità > avvenenza

Allora, io mi sono rotta. Perché in entrambi i case study (madonna se me la sento calda) secondo me c’è un’immagine della donna di come deve essere. E non solo: di come deve essere per risultare giusta, e finanche per piacere agli uomini. L’ideale supremo, ovviamente, sarebbe di coniugare i due aspetti (semplicità e avvenenza) ed essere quindi una modella che però posta le foto del cheeseburger che si è appena mangiata, magari mettendo anche come didascalia “Vegano stammi lontano!”. Jackpot.

E mica lo dico solo io. C’è un discorso simile anche nel libro e nel film Gone Girl: “Gli uomini dicono sempre così no? Il complimento assoluto: è una strafica! La strafica è sexy. La strafica è divertente […] se lui vuole, lei sarà una sciacquetta che parla di football e mangia ali di pollo al fast food.”.

Idea che poi è perpetrata dalle donne stesse. Basta pensare a pagine Facebook come Alpha Woman, i cui meme dileggiano le attività considerate femminili (mettersi lo smalto, fare shopping) per esaltare invece il ruttare, il mangiare tanto e soprattutto grasso, eccetera eccetera. Nei meme di Alpha Woman si rintraccia la convinzione che queste qualità, essendo ritenute maschili, sono intransitivamente più apprezzabili. Dunque se una donna se ne appropria verrà stimata. “Mangi quanto me! Sei una grande! Non sei come le altre ragazze che ho conosciuto!”. Quello che dico io è: se rutti o ami le costolette non c’è niente di cui vantarsi; ma nemmeno niente di cui vergognarsi. È una cosa normale. Ci vantiamo forse di respirare? Non mi sembra.

E soprattutto, se rutti, se imprechi, non dovresti farlo perché è “da maschi”. Lo fai perché ti va, perché è un tratto della tua personalità. Così come se mi va parlo di trucchi o magari sto attenta a quello che mangio, senza che per questo debba essere considerata noiosa o una mammoletta. Se mi va posso essere la ragazza che mangia pizza seduta per terra, e al tempo stesso essere felice di andare in un ristorante chic. Se mi va un giorno voglio poter essere Ornella Vanoni, e quello dopo essere Orietta Berti (magari senza la sua predilezione per una certa persona).